Corte di Cassazione, Ordinanza n. 21065 del 4 luglio 2022
Nella fattispecie in esame, la Suprema Corte rileva che l’intimazione di pagamento è normativamente prevista dall’art. 50, comma 2 e 3, del Dpr. n. 602/1973, che così recitano: “2. Se l’espropriazione non è iniziata entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento, l’espropriazione stessa deve essere preceduta dalla notifica, da effettuarsi con le modalità previste dall’art. 26, di un avviso che contiene l’intimazione ad adempiere l’obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni. L’avviso di cui al comma 2 è redatto in conformità al modello approvato con Decreto del Ministero delle finanze e perde efficacia trascorsi centottanta giorni dalla data della notifica”. Dal contenuto di tale norma si evince chiaramente che l’avviso di intimazione è un atto vincolato, in quanto redatto in relazione ad un modello ministeriale e avente come contenuto l’intimazione ad adempiere l’obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni; ne consegue che lo stesso non è annullabile a causa della insufficienza della motivazione, ai sensi dell’art. 21-octies, comma 2, della Legge n. 241/1990 (norma applicabile a tutti i provvedimenti amministrativi tra cui quelli tributari) in quanto per la natura vincolata del provvedimento, è palese che il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato. Tale norma esclude che i soggetti interessati possano far valere vizi inerenti al contenuto di tali provvedimenti proprio perché non influenti sul diritto di difesa ed in genere inidonei ad incidere sulla causa del provvedimento. Una volta che il contenuto dell’avviso di intimazione non si differenzi da quanto indicato nel modello ministeriale, ed essendo esaustivo il solo riferimento alla cartella di pagamento in precedenza notificata, appare deviante parlare di mancanza di motivazione. In particolare, lo scopo dell’intimazione di pagamento è quello di rendere informato il contribuente che per effetto della mancanza di pagamento della cartella già notificata, sarebbe iniziata l’esecuzione coattiva, assolvendo nel caso la funzione equivalente a quella del precetto sicchè il suo contenuto, in relazione alle finalità sue proprie, può dirsi esaustivo ove non solo si dia atto del mancato pagamento del debito tributario ma anche contenga l’intimazione al contribuente di effettuare il versamento dovuto entro un termine ristretto, con l’avvertenza che in mancanza si procederà ad esecuzione forzata. Dunque, l’intimazione di pagamento non necessita di particolare motivazione oltre all’indicazione della cartella non pagata e precedentemente notificata, né va allegata la cartella precedentemente notificata, essendo sufficiente indicare gli estremi della stessa.