Corte di Cassazione, Ordinanza n. 6854 del 14 marzo 2025
Nella fattispecie in esame, un Comune ha impugnato la decisione favorevole all’ente pubblico sostenendo che, anche se si tratta di alloggi di edilizia residenziale pubblica, non basta questa condizione per ottenere l’esenzione dalle imposte. Secondo il Comune, è necessario dimostrare, caso per caso, che ogni immobile rispetti i requisiti previsti dal Dm. del 22 aprile 2008, cioè che sia effettivamente un “alloggio sociale” destinato a famiglie in difficoltà, con caratteristiche strutturali e funzionali ben precise. La Suprema Corte ha dato ragione al Comune su questo punto, precisando che l’esenzione dall’Imu si applica solo se l’immobile è un vero e proprio alloggio sociale, cioè se svolge una funzione di interesse generale e risponde a requisiti oggettivi stabiliti dalla legge (ad esempio: uso residenziale permanente, affitto calmierato, rispetto di determinati standard tecnici). Questa esenzione è prevista dall’art. 13, comma 2, lett. b) del Dl. n. 201/2011, modificato dalla Legge n. 147/2013. Nel caso esaminato, i Giudici dei precedenti gradi di giudizio non avevano verificato se gli immobili possedessero davvero queste caratteristiche, ma si erano limitati ad affermare in modo generico che fossero alloggi sociali. Per i Giudici di legittimità, questo non è sufficiente: serve una verifica concreta e documentata. Per quanto riguarda la Tasi, la Suprema Corte ha chiarito che nel 2014 non esisteva ancora alcuna esenzione automatica per gli alloggi sociali, e che l’eventuale esenzione è stata introdotta solo successivamente, dal 2016, con la Legge n. 208/2015. Quindi, anche se un alloggio è considerato sociale, per l’anno 2014 la Tasi doveva comunque essere pagata, salvo eventuali riduzioni previste dal regolamento comunale.